Usare i social in modo intelligente è doveroso lo è ancora di più se si è azienda o una organizzazione sindacale ed un partito politico.
In Italia forse mancano nozioni base di web reputation e di social. Le epic fail sono veramente tantissime: La più recente è quella del COISP.
In meno di 24 ore una evoluzione straordinaria: dalla condivisione social alla caduta di immagine
Una foto ritoccata malamente, chiunque lo poteva notare viene lanciata in rete su Twitter dal profilo del sindacato indipendente di Polizia, Coisp, condivisioni e commenti come sempre accade, nemmeno troppi.
Il vero danno accade dopo.
Nessuno dei commentatori nota la bufala: la foto circola in rete da tempo ed è impossibile non averla notata, il fotoritocco è scadente e l’emotion data dalla foto è negativa, oserei dire razzista, un classico sotto quel genere di foto che spopolano nei siti di viral definiti “satirici”.
Un tentativo di viralizzare una notizia? Chissà! Continuare a viralizzare una bufala? Forse!
La foto risale al 2015, è uno scatto reale peccato che sia stata poi modificata ed è iniziata a circolare nei più noti spazi di bufale e condivisioni virali dal mood razzista.
Nelle immagini si vedono delle persone in mare con dei giubbotti salvagente, uno dei naufraghi non lo indossa e da lì i commenti e le allusioin, una tesi che chi ha ritoccato e rilanciato la foto ha ben messo in chiaro il migrante in piedi nel mare è qualcuno che conta e sopratutto il mare non è profondo dunque non è un naufragio. “I casi sono tre – si legge nella foto, già corredata di scritte -. O è alto 7 metri, o cammina sulle acque come Mosè, o ci stanno tirando per i fondelli”.
La ho vista il 25 aprile l’immagine con il commento “Naufragio”. Una “cretinata” ho pensato, l’ennesima combinata da chi spasmodicamente cerca visibilità ed ovviamente prima o poi cade nella rete.
Ed ecco che il giorno dopo parte la nota e tutti pubblicano l’opinione del Sindacato ma nei social parte la tendenza. Su Twitter nel pomeriggio il termine Coisp è in tendenza sarebbe persino un successo . Probabilmente qualcuno lo ha anche pensato.
Peccato che le tendenze buone sono quelle positive non quelle negative, una peculiarità in cui gli italiani sono geniali.
Essere condivisi ed avere social feed non significa generarsi una reputation negativa e tanto meno cercare di argomentare il tutto con una nota stampa ampiamente ripresa da tutte le testate.
C’è un errore di fondo: c’è lasciare i social in mano a chi non ha l’idonea formazione? Probabilmente sì , c’è non saper moderare un profilo (basta guardare i favolosi commenti a seguito dell’evento di oggi).
Ci sarebbe da pensare che i social sono uno strumento serio ed ora quel che resterà in mente alla maggior parte degli utenti:
a-il COISP crede alle bufale
b- il COISP non è solidale
c- il COISP strumentalizza le informazioni errate.
Nessuno si ricorderà di certo che il sindacato di Polizia ha fatto azioni sociali e politiche di rilievo perchè grazie ai social quel che conta è la condivisione l’ engagement ed i commenti.
Nonostante dal Sindacato sia arrivato una sorta di “salvagente” il naufragio vero e proprio è il loro: è naufragata e non nell’Egeo ma nella rete una immagine che poteva non essere adombrata da quella brutta scena del 25 aprile. Una data che secondo qualcuno non è mica stata scelta a caso.
Ma la comunicazione social non può essere relegata a chi non la fa bene ed allora se non basta l’epic fail colossale oggi non si fa la giusta moderazione cosa che a quanto pare non deve essere assai facile (ma non è nemmeno difficile)
In genere con i social si fa comunicazione e si fa anche engagement reale ed allora perchè non avere un profilo un pò meno marcatamente orientato? Perchè speculare sulla più grande tragedia umanitaria del secolo?
Sopratutto perchè condividere una foto palesemente falsa con un commento che non è certo nel miglior italiano?
Troppe cadute di stile fanno sprofondare una immagine che comunque potrebbe essere curata in modo migliore.
Certo il COISP è un sindacato di Polizia e forse non ha personale specializzato, forse, forse non sono consapevoli del valore aggiunto dei social usati bene. Forse.
Indubbiamente sarà difficile da capire perchè probabilmente l’effetto cercato poteva essere quello negativo ma delle due l’una o si fanno buone pratiche sempre o non si cerca di camuffare una caduta di stile in una nota che spiega tutto e nulla, si rischia esclusivamente di continuare nel fly down e si implementa una reputazione web già precaria.
Una strategia?
Virare immediatamente senza pensarci due volte, evitare le condivisioni causale anche fatte da simpatizzanti e iscritti, moderare il profilo con sapienza e saggezza e ovviamente conoscere le strategie social cosa che forse sarebbe doveroso.
Se hai letto sin qui magari ti può servire un mio parere sulla web reputation.
(un errore social non può cadere sull’immagine di una organizzazione ed invece se una scivolata viene gestita male chi ne paga le conseguenze è l’organizzazione stessa)
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